Il lavoro ibrido, che – come abbiamo più volte sottolineato – prevede la combinazione di lavoro in ufficio e lavoro da remoto, è diventato
sempre più diffuso in risposta ai cambiamenti nella cultura lavorativa e alle lezioni apprese durante la pandemia di COVID-19. Le aziende hanno dunque cercato (e stanno ancora cercando) di creare ambienti di lavoro flessibili e adatti alle esigenze dei dipendenti, promuovendo al contempo la collaborazione e l’efficienza.
All’interno di questa più generale cornice, la riduzione degli investimenti immobiliari nel 2023, focalizzata soprattutto sugli uffici in Europa e Italia, sembra aver ultimamente spinto i principali gruppi bancari a prendere provvedimenti per adattare gli ambienti di lavoro alle nuove esigenze legate al modello di lavoro ibrido – dal momento che l’operatività da remoto prevista almeno due giorni alla settimana porta alla conseguente diminuzione del numero di scrivanie (e quindi metri quadri) necessarie.
Le attuali trasformazioni nei luoghi di lavoro evidenziano un cambio di prospettiva: ci si orienta verso un aumento delle sale riunioni e delle aree comuni. Così che, possiamo tranquillamente affermare, le discussioni teoriche degli anni passati sulla ristrutturazione degli ambienti lavorativi sono ora una realtà in evoluzione.