Il rapido manifestarsi della crisi sanitaria ha infatti evidenziato un problema particolarmente urgente e di non facile risoluzione. La conversione “digitale” che molte aziende, impreparate al cambiamento, sono state costrette ad accelerare per fare fronte all’emergenza e garantire adeguate soluzioni da remoto ai propri dipendenti, ha, infatti, delineato un
panorama occupazionale all’interno del quale molti lavoratori si sono ritrovati disorientati, quantomeno relativamente a problemi di cybersecurity.
Numerose sono, infatti, le persone che, sradicate dai propri uffici, hanno cominciato a lavorare in smart working senza avere piena consapevolezza di quali rischi comportasse e, dunque, del corretto comportamento da tenere. Non sorprende, in questo senso, che il numero di attacchi di phishing e, più in generale, di cyber-truffe, sia sensibilmente aumentato nel corso degli ultimi due anni.
Problemi sorti, in gran parte dei casi, a causa dell’utilizzo di dispositivi personali connessi ai sistemi aziendali da reti esterne; dispositivi non adeguatamente monitorati e dunque più facilmente vulnerabili.